Sintobiografia e sintoscritti di Antonietta Fragnito

Classe 1950. Scruto la notte, fiuto le stelle,
a volte inseguo un sogno, quello si stufa e
mi scaraventa nel fango. Chi sono? Mi sforzo di
cercarmi e non mi trovo, mi invento grandi amori,
mi mimetizzo, farnetico, a volte mi consolo con
le carezze della poesia…
ma forse ho solo paura di svanire.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Io, donna,
sto nel mondo
sto sulla mia zolla di terra,
se voglio un fiore, me lo coltivo da me.

 

 

 

 

 

 

 

 

Dal web

La beltà

Eravamo noi stessi campo
per spaventapasseri
orbi di cenci
nudi di voli
all’addiaccio di un cielo.
Ognuno conficcato nella friabile zolla dell’ altro
e i passeri a beccare le stille di un abbraccio.
Là noi due.
Sotto un cielo di cuoio.
Oh le carezze silenziose.
Nulla stormisca il cuore
se no gli uccelli ci divorano.
Voglio come nostra dimora
soltanto la beltà.
Silenzio
 

 

 

 

 

 

 

Ed ecco

La notte
i pensieri
gli aghi del cielo
gli alberi come sentinelle
gli umori degli uccelli.
Ed ecco la sussistenza
la malattia del gesto
che fruga e non riposa.
Ed ecco che sosta ancora
tra me e te
come cosa
che ha anima.
Mi adagio e rimango
un po’ pietra
un po’ stella.
 

 

 

 

 

 

 

Tigran Tsitoghdzyan

Dolore

Scusa
non mi ero accorta del tuo dolore
Lo sentivo, di sottofondo,
baluginare
Lo vedevo far capolino
tra un malinconico sguardo
e un sorriso scolpito
Digrignava le labbra
per disegnare un bacio.
Poi piano, come un ladro,
lo deponevi ai miei piedi
Lo dimenticavi
E succedeva che
intrecciavamo le mani
e, intanto, si espandeva
un profumo di gioia.
Cosicché
scassinavamo il petto
e ai miei piedi restava
sempre attonito
il tuo dolore.

 

 

 

 

 

 

 

Oramai

Ora voglio parlare
della mia morte.
È una gran bella morte
Ha occhi frastornati
d’azzurra ebbrezza.
Sarà perché ha smarrito
il biglietto per l’ inferno
dopo l’ ultima sosta sul tuo cuore.

 

 

 

 

 

 

È notte

Ho un cappello di stelle
e i pensieri allo sbando.
È che ieri ho raccolto,
inaspettatamente, i tuoi baci.
Erano anni che ammiravo,
senza volerlo,
il tuo giardino.
Ho saltato, prudente,
la staccionata delle tue carezze,
per paura di infrangere
il mio sogno.
 

 

 

 

 

 

 

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Ricerca

Fragile lo sento
e pur possente
direi sconquassante
fuorviante
Come la bocca di un fiume
che si strozza in un fiore
Come il bacio indifferente
promiscuo
di tutto l’universo
E mi metto a cercarlo ovunque
Con dovizia
con fede
Ma esso è nella spuma del mare
nel tutto e nel nulla
È nella botola del cielo
Nella tremula mia anima
Questo amore.

 

 

 

 

 

 

 

Sapori

Ho fra le braccia vento
orizzonti e musica assordante
Ho leccato il cielo
mi sono spalancata
Sento un certo candore
di ignara alba
nutrire il mio furore
Ho la salsa dei fiori sul palato
E il retrogusto di un bacio
Ho sentito
come una volta
la minaccia della tua bellezza
Ho acceso gli occhi
brancolanti.

 

 

 

 

 

 

 

 

Girasoli

Ho visto
un campo di girasoli
in balia del vento
Ho udito il loro giallo lamento
Il tintinnio aspro delle loro corolle
Volgono gli occhi al cielo
creature
urlanti
aggrappate allo stelo
Non vogliono distogliere
lo sguardo dal sole
Io nemmeno.

 

 

 

 

 

 

 

 

Sento

il tuo passo attonito
che mi accarezza
nel fruscio del mio incanto
Qualcuno ha spento il mondo
Non chiedetemi chi sono
ne’ il tempo che mi rimane
Un bacio mi ha spianato le rughe
Ho gli anni di questo amore.

 

 

 

 

 

 

 

 

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Senza vento

Fu così che avvenne
In quell’andirivieni di stagioni
a stanare la preda
a scalzare un segno
Mi sentivo
braccata docilmente
da quel presentimento
da quella promessa
Fu così che mi stormì
il cuore
senza vento
senza carezze
senza alcunché
Semplicemente accadde
Poi l’ora
come una lucciola suicida
che ha perso il lumicino
muore
Ed io
a lume di quel sogno
con gli occhi consumati
ancor ti cerco.

 

 

 

 

 

 

 

 

Sera

Tu ritorni ogni sera
con la puntualità della luna
io canto come un lupo
mentre tu mi dipani
le trecce e il cuore
Modula i miei battiti
d’ala
farfalla il ventre
È un parto prematuro d’ amore.

 

 

 

 

 

 

 

 

Dal web

Sguardo

Ogni volta
il tuo sguardo mi domina
mi risucchia
mi vomita più bella
Lo attraverso
è pura vallata
si inclina sul petto
pentito
Mi scolpisce i capelli
mi beve la pioggia degli occhi
mi spiana il cuore
partorisce
le mie emozioni
Il tuo sguardo ha la voracità della belva
la mansuetudine del ragno
della stella
la carezza sfiorante della notte
ho paura a dirlo
ma ha anche la carezza della morte.
Il tuo sguardo è brutale nell’ assenza
lo metto nel cassetto con le erbe aromatiche
lo tengo in serbo.

 

 

 

 

 

 

 

 

Volevo

Volevo
che mi amassi
con la forza
della prepotenza
con ostinazione
mi piacevano
le parole che serbavi in bocca
mi sembravano
ciliegie fuori stagione
ma più di ogni altra cosa
desideravo
i tuoi pensieri
li immaginavo
e mi parevano poesia
e allora ti tentavo
come il male
come il mare
e mi svelavo
senza pudore
pero’ non è bello
togliere ogni velo
Allora mi dicesti
non preoccuparti
sei bella anche nuda

 

 

 

 

 

 

 

 

Dal web

Latte di luna

Vorrei
col cuore sgangherato
come una vecchia carretta
tornare a bere con te
Il latte della luna
e cogliere di nuovo
i gelsi dal tuo ramo
poi
con le mani ossute
lisciarti a lungo la nuca
per dare tenerezza
ai tuoi radi capelli
e rincorrerti
con le gambe di gesso
e il fiato in gola
per dirti e ridirti il mio amore
vorrei
bere il latte di luna
mentre le stelle ammiccanti
e le labbra trasparenti
muovono il magma del tuo sorrriso
e prendi a cullarmi
come tu sai fare
e la brezza ti è complice
è ancora giorno
giorno infinito

sulla soglia della dolce morte

 

 

 

 

 

 

 

 

La notte

Ora le tue parole
si adagiano
piano
affusolate
complici dei miei sensi
come respiri
struggenti
dopo un tango
un ballo
sottile
in un fulcro
di baci
La notte
ci accarezza
nel suo odoroso assenso
io mi perdo
tu
pelle nella culla
raccogli i miei capelli
ti scalzi
per non calpestarmi il cuore

 

 

 

 

 

 

 

 

Il senso

Di certo
ogni mattina
è una resurrezione
ci vuole coraggio
quando tutto è divorato dal digiuno
avevo un paradiso
ero stretta e sinuosa nell’aria
avevo capelli di miele
e scalpelli
un cuore di leone
e mi dava pace
senso
consistenza e forme
non ero io
ero tocco di poesia
avevo il volo a due passi
l’indulgenza per ogni cosa di me
a volte
ero Incredula
spaventata
avevo una bellezza miracolata

 

 

 

 

 

 

 

 

Vita

Ho imparato
a non distogliere lo sguardo
a lasciare il ragno
impettito sul mio cuore
ho imparato
a baciare la bava della lumaca
a sporgermi dal burrone
a capire
che l’ insetto si commuove
alla bellezza
che gli attimi sono sacri
che il tuo amore è raro
ho capito
che la belva ha paura
che anch’ io ho paura
ho capito che mangio
nella tua ciotola
che rannicchio la polvere
che è inutile
volare senza ali
ho capito
che è bello sedermi al sole
in un giorno di pioggia

 

 

 

 

 

 

 

 

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Ninnoli

Mangiavo
pane e tristezza
di te che non sei companatico
o elisir
giostravi
nelle mie paure
con guanti di carezze
mostravi cieli adorni
scombinavi le stelle
nel presepe guaiva
la speranza
tu la uccidevi
con gocce di sorrisi

 

 

 

 

 

 

 

 

Non neve

Mi sveglio
nella mia nuda stanza
di pareti laccata
fra lenzuola di gesso
e porpora
riverso
nel respiro
il tuo ritorno
di neve
che dissolve
e dilata la pelle
mia avara prigionia
allora
si libra
nel candore
di genziane
di allodole
e di fieno
e mi spinge all’estremo
voglio vivificarti
e ci riesco
e d’un tratto
non sei atmosfera
sei tocco
fra l’onnivoro
incanto di bacche
di frutti prepotenti
che uccidono il bocciolo
dissangua
un che di onnipotenza
la assecondo
posso cullarti
mentre culli il mio bacio fra le dita
e sussurri di seta
ai cocchieri di stelle
appare
il dio che mi ha scordato
lasciandomi tra i rami
come uccello

 

 

 

 

 

 

 

 

Senza titolo

Liquoroso
canto di uccelli
in un corpo
terso di ogni dove
linfa di te
si infiltra
nel mio humus
e sbaraglia
il sentore
di mandorlo fiorito
mi accuccio
come bestia
in un cantuccio

 

 

 

 

 

 

 

 

Carla Mascaro

Carla Mascaro

La soglia

Ho varcato la soglia
In un giorno d’estate
come glicine pendente
da un tetto
Era bello immaginare
il tuo cuore
e sentirmi creatura
e creatrice
là nelle tue emozioni
così diverse
come germe multirazziale
era bello
era una sorta di volo
nella complicità
mi eri familiare
come il giorno alla notte
con la spudoratezza delle stelle
tu avevi
paziente dolcezza
tu sostavi
tu non avevi fretta
ti prendevi cura
del mio batticuore
nessuna meraviglia
era un sentirsi donna
amante universale
era un sentirsi
inclusa
frammista
alle tue cellule
al tuo bacio
ho varcato la soglia
non voglio più uscirne

 

 

 

 

 

 

 

 

Divenire

Terra mia
patria dei padri
quante orme si son perse
in cantieri
e devastazioni
non volevo prologhi
biografie
mi violarono
mi tracciarono
come cometa
di cartone
o stella
vanificata
la luce in seno
mi acceco’
fui creta
alambicco
cesto di primizie
donna.

 

 

 

 

 

 

 

 

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Tempesta

Ed è come cadere
In una botola
una sorta di parentesi
una trappola
noi
solo due ritagli
di vita
in un fangoso sguardo
ed è
come macchiarsi
di un bacio
ed accogliere
un corpo per guarirlo
ed è come balzare
l’uno nell’altro
per spaventarci
ma poi soccorrerci
come giocare
ad alzare la posta
come svendere il cuore
e poi riaverlo
in questa tempesta
che va
e viene